PARTE AL GEMELLI LO STUDIO “APACHE” SULLE PAZIENTI CON TUMORE GINECOLOGICO
Grazie a una app e a uno smartwatch, è possibile monitorare lo stato di salute e la qualità della vita delle pazienti con neoplasia alla cervice uterina
La chiameremo Anna, ma è un nome di fantasia. Anna ha circa quaranta anni, è sposata e ha una famiglia numerosa. Poche settimane fa, scopre di avere un tumore alla cervice uterina, la terza neoplasia più comune tra le donne. Anna si appresta dunque ad iniziare un percorso complesso di radioterapia e chemioterapia presso il Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS di Roma. Oltre alle cure tradizionali, le viene però proposto di partecipare ad nuovo protocollo di ricerca, che consentirà al medico curante di controllare il suo stato di salute e la qualità della vita durante e dopo i trattamenti. Tutto tramite una semplice app installata sul suo smartphone e uno speciale braccialetto digitale capace di rilevare e trasmettere una serie di parametri vitali. E così Anna è diventata la prima paziente del nuovo studio “Apache”.
Parte la ricerca “Apache”
Il protocollo di ricerca “Apache” (Advanced patient monitoring and artificial intelligence supported outcomes assessment in cervical cancer using internet of things technologies) ha lo scopo di monitorare continuativamente le condizioni di pazienti affette da neoplasia della cervice uterina, che devono essere sottoposte a trattamenti di radioterapia e chemioterapia. “Questo percorso ha una durata di circa sei settimane, cui poi segue un intervento di brachiterapia o un intervento chirurgico di completamento”, spiega il dott. Luca Boldrini, responsabile del progetto e dirigente medico presso il centro di Radioterapia Oncologica (noto anche come Gemelli ART – Advanced Radiation Therapy) del Dipartimento di Diagnostica per Immagini, Radioterapia Oncologica ed Ematologia del Policlinico Gemelli. “In questo lungo periodo di terapia e anche successivamente, si rivela dunque molto importante verificare come reagisca la singola paziente e se vi siano cambiamenti del suo stile di vita o particolari sintomi dovuti alla tossicità dei trattamenti”. A questo scopo, il progetto prevede di utilizzare una speciale applicazione per smartphone, tramite la quale la paziente potrà facilmente rispondere ad alcuni questionari periodici riguardanti il suo stato di salute e le attività quotidiane. Oltre a questo, la paziente sarà dotata di uno smartwatch, uno speciale braccialetto digitale, che rileverà una serie di parametri (temperatura, battito cardiaco, ciclo veglia-sonno, attività fisica, ecc.) e li trasferirà tramite un collegamento wifi alla app per la trasmissione dei dati in ospedale.
Una ricerca su 50 pazienti
Il protocollo di ricerca “Apache” prevede di coinvolgere a regime un primo gruppo di cinquanta pazienti. La prima paziente volontaria è stata arruolata nei primi giorni di ottobre, mentre le altre si aggiungeranno entro il mese di marzo 2021. Dopo circa un anno e mezzo dall’inserimento nella ricerca dell’ultima delle cinquanta pazienti, i risultati saranno presentati ufficialmente su riviste scientifiche internazionali. “E’ uno studio molto innovativo, non esiste una ricerca simile in letteratura per questa indicazione”, sottolinea il dott. Boldrini. “Con l’esame dei questionari e dei dati raccolti dal braccialetto digitale, saremo in grado di capire la relazione oggettiva tra questi dati e la corrispondenza con i sintomi riportati dalla singola paziente, ad esempio se si muove poco o se ha effetti collaterali dovuti alla tossicità dei trattamenti che influiscono anche sul suo stato psicologico o nutrizionale”.
In futuro il monitoraggio in real-time
La fase 1 della ricerca prevede di sperimentare l’uso di questa app, che si basa sulla piattaforma “Healthentia” (www.healthentia.com), la cui licenza d’uso è stata donata al Policlinico Gemelli dalla società belga Innovation Sprint (www.innovation-sprint.eu). I dati ricevuti dalla app e dal braccialetto digitale potranno essere esaminati dal medico durante le visite ambulatoriali periodiche di ogni singola paziente. Nella fase 2, invece, si prevede di realizzare un monitoraggio in real-time, che consenta agli operatori sanitari di ricevere anche un apposito alert quando i parametri rilevati non siano corretti. Sarà così possibile prevenire le tossicità che costringono a bloccare temporaneamente o interrompere i trattamenti. L’obiettivo è quello di validare un metodo di lavoro ed un modello di ricerca scientifica, che possano essere integrati in una nuova versione della app e utilizzati in futuro anche da altre strutture sanitarie in Italia e nel mondo.