“Umanizzare i percorsi terapeutici significa intervenire sul luogo della terapia, sull’intorno dell’ammalato; significa in particolare affrontare quell’aspetto anonimo, algido, asettico che connota tradizionalmente l’Ospedale per provare a trasformarlo in un luogo della continuità della vita o, come in questo caso, persino in un luogo della natura, dove un’inattesa presenza di piante e di fiori richiama costantemente l’aspettativa per un dopo uguale al prima, fatto di spazi, di ambienti naturali, di salubre libertà”.
E’ quanto ha dichiarato l’avv. Carlo Fratta Pasini, presidente della Fondazione Policlinico Universitario A. Gemelli IRCCS, in occasione della recente inaugurazione dei “Giardini Verticali”, un’originale installazione di 1.000 piante di 9 diverse tipologie posizionate negli ambienti del Gemelli ART, il centro di Radioterapia Oncologica del Dipartimento di Diagnostica per Immagini, Radioterapia Oncologica ed Ematologia del Gemelli. All’inaugurazione sono intervenuti anche il prof. Vincenzo Valentini, direttore del Gemelli ART e vicedirettore scientifico della Fondazione Policlinico Gemelli, Massimiliano Giansanti, presidente di Confagricoltura, Angelo Santori, presidente di Senior L’Età della Saggezza Onlus, e Anna Maria Barrile, vicedirettrice di Confagricoltura. Madrina dell’evento la showgirl e attrice Carolina Marconi.
Riportiamo di seguito integralmente il saluto dell’avv. Carlo Fratta Pasini in occasione dell’inaugurazione dei “Giardini Verticali”.
Porgo ben volentieri il mio saluto al prof. Valentini, agli amici di Confagricoltura, a tutti gli intervenuti a questa manifestazione piccola, ma a noi del Policlinico Gemelli, particolarmente cara. Essa cade il primo giorno di aprile, che è anche, ufficialmente, il primo giorno dopo la cessazione dello stato d’emergenza dichiarato fin dall’ormai lontano dirompere della pandemia da Covid 19.Ora, in un giorno così significativo e gravido di speranze, abbiamo la possibilità di sottolineare in modo concreto e vero quella che è e deve essere una costante della nostra missione: curare tutto a tutti, abbinando alla precisione tecnologica ed all’avanguardia scientifica ,un continuo sforzo di umanizzazione dei percorsi terapeutici.
Umanizzare i percorsi terapeutici, significa sicuramente ed in primo luogo dotarsi di medici ed infermieri che si accostino alle persone degli ammalati, con quel rispetto e quel solidale coinvolgimento senza i quali il malato è costretto a subire gli effetti più disumani della malattia: solitudine, isolamento, interruzione dell’abituale fluire del vivere, talora persino disperazione. Ma umanizzare i percorsi terapeutici significa anche intervenire sul luogo della terapia, sull’intorno dell’ammalato; significa in particolare affrontare quell’aspetto anonimo, algido, asettico che connota tradizionalmente l’Ospedale per provare a trasformarlo in un luogo della continuità della vita o, come in questo caso, persino in un luogo della natura, dove un’inattesa presenza di piante e di fiori richiama costantemente l’aspettativa per un dopo uguale al prima, fatto di spazi, di ambienti naturali, di salubre libertà.
E tuttavia, ciò che oggi potete vedere realizzato in questo reparto sarebbe stato destinato a rimanere un desiderio se non avessimo trovato compagni di strada, nel mondo dell’economia, del sociale e del volontariato, quali quelli che oggi festeggiano con noi questa comune iniziativa ed alla cui generosità abbiamo potuto largamente e ripetutamente attingere. E’ alla loro sensibilità, alla loro capacità di non distogliere lo sguardo da chi si trova esposto alla fragilità dell’umana condizione, alla loro consapevolezza che la prova del dolore riguarda tutti, chi prima e chi dopo, chi più e chi meno, che si deve l’allestimento, così originale ed unico, del reparto che fra poco potrete visitare.
Ed è anche alla loro esperienza e professionalità di agricoltori che vogliamo oggi, in qualche modo, ispirarci: così come il buon agricoltore dedica le stesse cure a tutte le sue piante, ma ne dedica di più intense, di più amorevoli e di più mirate proprio a quelle piante che madre natura fa crescere con maggiori difficoltà e problematiche, allo stesso modo dovrà essere il nostro atteggiamento nei confronti di quei nostri fratelli che ogni giorno cercano sollievo presso il nostro Policlinico Gemelli. Un grande ospedale cattolico, che affonda le proprie radici nella popolosa e vivace comunità urbana di Roma e che, anche attraverso iniziative come questa, vuole ribadire l’identità, il senso e la missione che lo segnarono fin dalla sua nascita.
Anche tu puoi contribuire alla raccolta fondi del progetto “La bellezza, un seme che cresce”.