Al Gemelli ART l’impegno nel rapporto con il paziente è far capire alla persona che si ha di fronte che siamo coscienti delle sue paure. Questo è l’elemento che cambia profondamente la relazione con il paziente. Stabilita questa sintonia, il passo successivo è dare una realistica fiducia nella positività del percorso che si va – insieme – a intraprendere: spiegare la terapia, chiamare il paziente a un coinvolgimento positivo, fargli comprendere che lo stiamo accompagnando in una “filiera credibile” di cura dove lui, pur tra migliaia di pazienti, resta comunque unico. Dico sempre ai miei collaboratori: «Anche solo per un minuto, quando incontrate il paziente, ditegli qualcosa che vada al di là della sua malattia. Accogliete la persona, innanzitutto». Il paziente viene comunque da noi perché ha bisogno di una cura, vuole un professionista che stia nello stesso tempo “dall’altra parte della scrivania”, che governi le conoscenze e le tecnologie necessarie a guidarlo lungo il percorso di cura e che sia per lui un riferimento autorevole e competente. Se da un lato strutturiamo una personalizzazione del rapporto, dall’altro al Gemelli ART – grazie anche alle tecnologie innovative di cui disponiamo – siamo in grado di mettere in campo un’estrema innovazione nei trattamenti e nelle terapie. La nuova macchina dotata di risonanza magnetica, che utilizza l’imaging per guidare la radioterapia, ci consente un’estrema precisione ed efficacia nel trattamento, e una maggiore preservazione d’organo e di funzione. È una strumentazione presente in soli 6 centri nel mondo, e fa del Gemelli un’eccellenza mondiale di cui sono orgoglioso, certo. L’aspetto più bello del mio lavoro al Gemelli ART, però, è vedere come questo atteggiamento, questi concetti, questo approccio alla persona e alla sua malattia siano ormai un sentire comune di tutto lo staff: l’attenzione al destino di ogni singolo paziente mobilita in noi energie positive, fa emergere l’autenticità, ci fa riscoprire ogni giorno che siamo in questo luogo non solo per compiere il nostro dovere, ma soprattutto per condividere» il privilegio di una professione che mette al centro l’altro.
IL MEDICO: VINCENZO VALENTINI
Direttore del Polo Scienze Oncologiche ed Ematologiche della Fondazione Policlinico Agostino Gemelli
«Quel che ho imparato e imparo ogni giorno, dopo ogni seduta di terapia al Gemelli ART, è che la storia di un paziente oncologico è – pur nella diversità dei casi – la storia di una persona che si trova a un certo punto della sua vita a doversi a dare ad altre persone. Non è un’esperienza che si può avere la pretesa di attraversare da soli.
Ecco perché, prima e più di tutto, quel che fa la differenza qui sono la sensibilità e l’atteggiamento delle persone cui ti affidi. La loro profondità umana. Una predisposizione che non deve essere fraintesa: non è mai buonismo o commiserazione – anche perché quando si è troppo buoni e dolci, poi la dura realtà fa più male – ma è l’espressione umana di una capacità e di una competenza scientifica che percepisci fin dal primo incontro. Io mi sono sentito preso per mano, con rispetto e delicatezza ma anche con decisione, e accompagnato nel mio cammino. La stessa idea di trasformare le architetture, gli ambienti, con affreschi alle pareti – il che può forse far sorridere chi non c’è stato – è espressione di questo tipo di approccio: vi assicuro che quando sono entrato in terapia la prima volta, per qualche minuto mi sono dimenticato dove fossi e perché fossi lì: dopo settimane di pensieri cupi, di ansia, per qualche minuto la mia mente ha cominciato a viaggiare in altre dimensioni, ed è un bene che sia così.
Il tumore è una malattia cruda, che ti mette di fronte a momenti duri, spietati. Con il tumore l’unica strategia è fare gioco di squadra: non ci si può limitare a essere “solo” un paziente, delegando tutto al medico, o alle macchine. Bisogna imparare a essere parte attiva, a vedere sempre il bicchiere comunque mezzo pieno: per questo è importante trovarsi di fronte a professionisti e a una struttura che ti trasmettono serietà, sicurezza, efficienza.
Quel che più mi ha sorpreso, al Gemelli, è notare quanto questa capacità di bilanciare empatia umana e fermezza professionale sia trasversale a tutte le diverse professionalità con cui da paziente ci si rapporta, dal medico al tecnico di laboratorio al portantino. è una sorta di “esperienza diffusa” cui poi » ognuno aggiunge la propria sfumatura personale.IL PAZIENTE: FRANCESCO
Diagnosi di sarcoma dei tessuti molli, trattato con Radioterapia Interventistica (brachiterapia ad intensità modulata), chemioterapia e Radioterapia a Fasci Esterni con tecnica stereobody (SRT).